ESCLUSIVA TL- Alhassan:"A Latina i momenti migliori della mia carriera. Nessuno si aspettava il nostro exploit"
Masahudu Alhassan a Latina ha toccato l’apice della sua carriera, incendiando la fascia sinistra del Francioni e lottando su ogni pallone. Il suo percorso parte da Rimini quando quasi per caso inizia a giocare nel settore giovanile romagnolo. Nel 2010 lo nota il Genoa che lo porta in Primavera, mandandolo l’anno dopo a Novara in prestito. Le prestazioni del nativo di Tarkwa vengono notate dall’Udinese che acquista il cartellino del giocatore. L’approdo a Latina segna l’anno della consacrazione in quella serie B 2013-14 che vide i pontini sfiorare la A al primo anno di cadetteria. L’esperto terzino si racconta ai microfoni di TuttoLatina.com
A Latina sei stato tra i protagonisti del primo anno in B, che ricordi porti con te di quell’esperienza?
“Latina è stata e resterà uno dei miei posti preferiti in Italia. Ho giocato tantissime partite con i colori nerazzurri addosso e in quell’ambiente per me era tutto bello. Quella stagione per noi è stata incredibile. All’inizio nessuno si aspettava di arrivare così in alto, l’obiettivo era solo la salvezza. Partita dopo partita tra di noi ci dicevamo di poter fare qualcosa di importante. Abbiamo fatto un percorso incredibile, l’unico cruccio è stato contro la Juve Stabia che era già retrocessa e ultima in classifica dove abbiamo commesso diversi errori”.
C’è qualche aneddoto divertente che hai dell’esperienza a Latina?
"Ci sono stati tanti momenti simpatici. In particolare ricordo che ogni tre partite vinte il presidente dava 30 mila euro alla squadra per festeggiare il traguardo ottenuto. Alcuni ragazzi nel giorno libero andavano in discoteca ma io preferivo stare a casa. In quello spogliatoio c’erano personalità importanti e si respirava un bel clima. Giocatori come Cottafava, Milani e Morrone davano molti consigli. Non ho legato molto con il gruppo per via della mia timidezza. Dopo l’allenamento andavo a casa e stavo principalmente da solo. L’unico con cui parlavo spesso era Stefan Ristovski”.
Quanto ti ha aiutato Breda ad affermarti ad alti livelli?
“Breda mi ha dato tanto, in ogni aspetto. Prima del suo arrivo c’era Auteri e per me era davvero difficile seguirlo. Al suo arrivo ha cambiato l’impostazione degli allenamenti, dandoci molte informazioni e passando al 3-5-2. Ogni giorno dava particolare attenzione ai giocatori più giovani come me, Ristovski e altri del gruppo. Finito l’allenamento ci faceva fare video analisi e rivedendo le azioni abbiamo tutti imparato tanto. Ci diceva di non abbatterci mai e dovevamo solo pensare a essere giocatori professionisti”.
C’è un allenatore che ti ha aiutato a fare un salto di qualità?
“In Italia molti allenatori mi hanno permesso di migliorare. A cominciare da Luca Chiappino che ho avuto al Genoa Primavera, da lui ho imparato davvero molto. Quando non ero ancora nell’orbita della prima squadra non avevo un contratto e a livello umano oltre che tecnico devo molto a Juric. Mi ha seguito sul campo e fuori, dandomi quando ne avevo bisogno anche supporto economico per comprarmi da mangiare. Breda ovviamente è stato una figura chiave per la mia crescita calcistica, ma non posso dimenticare il lavoro fatto con Bucchi al Perugia. Sul campo mi ha aiutato molto”.
Hai realizzato anche il sogno di giocare in Nazionale con il Ghana, dall’esordio in poi che emozioni hai provato?
“Il mio percorso con la Nazionale lo reputo un’esperienza positiva. Quando è arrivata la convocazione ero ancora al Genoa ed ero molto emozionato. Ero riuscito a giocare con continuità disputando una buona African Cup ma con il cambio di allenatore tutto è cambiato. Non mi ha mai dato l’opportunità di dimostrare il mio valore tanto che un giorno mi chiamò per dirmi che non mi avrebbe più convocato. Il bello è che questo nuovo allenatore era l’assistente del coach che mi aveva fatto esordire. Sinceramente ancora oggi non so cosa sia successo. Della Nazionale mi porto l’esperienza internazionale fatta, al fianco di giocatori di grande valore come Muntari e Asamoah”.
Qual è stato il momento migliore e quello peggiore nella tua carriera?
“Il miglior momento sicuramente riguarda sempre il periodo a Latina, avevamo fatto una grande stagione e nessuno si aspettava che arrivassimo così vicini alla serie A. Il peggior momento per questo credo sia la finale playoff con il Cesena. Quello fu un giorno terribile per tutta la squadra. Dopo il fischio finale nello spogliatoio tutti piangevano. Io ero in lacrime, Jefferson piangeva, così come Ristovski e Bruno e il resto del gruppo. Nessuno voleva parlare in quel momento, il presidente era distrutto, è stato un triste epilogo nonostante il nostro straordinario percorso. Eravamo così vicini a coronare il nostro sogno, poi in un attimo siamo ritornati vicini al punto di partenza”.
L’anno successivo ritorni nella sessione invernale. Cosa si era incrinato in quella squadra?
“Sai alcune volte è difficile ripetere certe imprese. Dopo una stagione super quella successiva sembrava una disfatta ma non è così. Avevamo perso un giocatore importante come Jonathas ed erano cambiati diversi interpreti. Breda giocava a tre dietro, poi è arrivato Iuliano che ha portato il 4-3-3. Non credo sia stata una stagione brutta per noi, abbiamo raggiunto la salvezza, mantenendo la categoria in un campionato difficile”.
Le ultime voci di mercato vedono Esposito ritirarsi per entrare nello staff tecnico. Come vedi il Capitano nelle vesti di allenatore?
“Esposito potrebbe farlo tranquillamente e con ottimi risultati. Parliamo di un ottimo giocatore, intelligente e con tanti anni di professionismo alle spalle. Se lo vorrà potrà inserirsi senza troppi problemi. Personalmente credo che gli allenatori italiani siano i migliori al mondo e se seguirà chi lo ha allenato potrà fare bene”.
Ti piacerebbe diventare allenatore o procuratore una volta appesi gli scarpini al chiodo?
“Per adesso non lo so ancora, vorrei provare a giocare per altri anni e poi pensare a diventare un procuratore o qualcos’altro. Non escludo l’idea di fare un’academy in Africa”.
Questa all’FC Jazz è la seconda esperienza in Finlandia, come ti trovi?
“Qui non è male, si sta bene. Avevo già giocato qui due anni fa e questa nuova realtà sicuramente è a un livello più basso della precedente. Il campionato non ha tanta qualità ma non avevo una squadra da oltre un anno quindi avevo bisogno di ripartire con un livello più basso per ritornare poi ad alti livelli. Dopo due anni di stop non puoi aspettarti di andare ad alti livelli. Ora punto a fare bene qui e poi si vedrà cosa può succedere”.
C’è la possibilità di vederti nuovamente in Italia?
“Certamente, se avrò la possibilità vorrei ritornare in Italia. Potrei iniziare di nuovo a giocare solo in serie D perchè sono un extracomunitario. Se ci fosse qualche opportunità in quarta serie ripartirei da lì volentieri”.