Il Latina del girone di ritorno ha un'identità, ma per la salvezza non è ancora fatta

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
24.03.2025 10:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Il Latina del girone di ritorno ha un'identità, ma per la salvezza non è ancora fatta

Si gioca, non si gioca, si gioca. A sfogliare i petali della margherita per sapere se il play-out si giochi o meno se ne riceve un esito di settimana in settimana diverso. I risultati dell’ultimo turno con la sconfitta della Casertana a Monopoli e il colpaccio del Messina a Giugliano hanno portato il Messina a -6 dagli aquilotti campani, rimettendo in cartellone lo spareggio di fine stagione. Il Latina in virtù del pareggio di Potenza con il Sorrento allunga sulla Casertana e riduce le distanze sul Foggia, che lo precede di due lunghezze, guadagnandosi un margine che non vale ancora la salvezza ma che può essere gestito. Tanto più che la prossima giornata propone il confronto tra Casertana e Foggia mentre il Messina al 36° turno è costretto al riposo e non avrà quindi modo di alimentare ulteriormente la propria classifica.

A Potenza abbiamo avuto la conferma che vincente o perdente che sia, il Latina dalla seconda metà del girone di ritorno ha una identità ben precisa in termini di uomini, tattica, tecnica e carattere.

Le scelte di Boscaglia sono definite, così contro il Sorrento la novità che più ha sorpreso è stato l’impiego di Riccardi a supporto di Zuppel con conseguente esclusione di Ekuban e ritorno di Petermann in mediana, da interno a sinistra. Scravaglieri ha invece sostituito il febbricitante Di Livio come mezzala a destra. Nessuna variazione sul modulo, il 3-5-2, che il Latina non interpreta però secondo i canoni classici. Per evidenziare una sola delle peculiarità del gioco nerazzurro: i braccetti difensivi partecipano poco o nulla alla manovra offensiva così che a dare supporto agli esterni nello sviluppo in ampiezza sono soprattutto le mezzali.

L’inserimento di Riccardi, ha permesso al Latina di cercare con continuità il gioco manovrato. Zuppel con frequenza è andato incontro al compagno che portava la palla aprendo le linee per la triangolazione con sviluppo sulle fasce, con Riccardi a garantire comunque la presenza nei pressi dell’area avversaria. A parti inverse, con Zuppel piazzato sui 16 metri e con la manovra in sviluppo in ampiezza, è stato Riccardi a rinfoltire il centrocampo consentendo a Gatto di scalare sulle posizioni di Petermann. E qui che maggiormente si è vista l’idea di gioco del Latina: Gatto nella posizione di centrale ha invitato Petermann alla sovrapposizione con Improta, consentendo loro di arrivare sul fondo e al cross.  Di contro a Scravaglieri e Rapisarda sono toccati compiti di contenimento nell’intento di spezzare la catena di sinistra del Sorrento dove i tentativi fluidificanti di Panico sono stati bloccati sul nascere, isolando Scala, peraltro sovrastato da Bermann.

Un equilibrio che la disattenzione di Basti con il conseguente vantaggio avversario ha mandato in frantumi. Boscaglia è dovuto ricorrere a Ekuban, riportando Riccardi sulla linea di centrocampo laddove l’ex Roma ha patito la mancanza di spazio, vuoi anche perché a corto di energie. Con Ekuban incapace di dare profondità e gli esterni in difficoltà (in particolare Improta) il Latina si è abbassato nel momento invece in cui avrebbe dovuto aggredire. Soltanto con gli inserimenti di Crecco e Saccani, quest’ultimo piazzato in posizione avanzata, la linea del gioco nerazzurro è tornata ad alzarsi consentendo a Gatto di aggredire la difesa in uscita, sradicando il pallone dai piedi di Matera per offrirlo alla battuta vincente di Saccani.

Mi permetto un’ultima considerazione sulla difesa che, in particolare nella prima frazione, ha tentato spesso l’impostazione dal basso, un giro palla un po’ lento ma che più di una volta ha attratto gli avversari liberando lo spazio per il passaggio verso la mediana: una novità che si fa apprezzare non tanto per gli effetti quanto perché è il segno della ritrovata fiducia del reparto.