Latina, la misura è colma. Questa squadra è in grado di mantenere la C?

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
03.02.2025 09:30 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Latina, la misura è colma. Questa squadra è in grado di mantenere la C?

Il Latina a Messina non ha giocato la sua peggiore partita ma quando la misura è colma è sufficiente una goccia per fare traboccare il vaso. Ecco, la sconfitta di sabato è proprio questo: è quella unica, fatidica goccia che certifica che la misura è colma, che la pazienza è finita.

Oggi c’è una unica domanda da porsi: il Latina, questo Latina, è in grado di mantenere la serie C? I suoi uomini hanno la visione, la capacità, la disponibilità necessarie a mantenere un posto tra i professionisti?

Sono deluso e nello stesso tempo arrabbiato.  Ho creduto che Boscaglia fosse la migliore garanzia per un futuro meno accidentato. Ho creduto che per accettare la proposta del Latina avesse ottenuto precisi impegni da parte della società, che avesse pronta una serie di opzioni di mercato su cui fare lavorare il direttore sportivo. Niente di tutto questo!

Mi ero illuso che Boscaglia, di cui continuo ad avere profondo rispetto, riuscisse a dare una identità tecnico tattica a questo Latina così bislacco. Mi ero illuso che il 4 -2-3-1 fosse la soluzione a tutte le magagne nerazzurre. E invece il tecnico siciliano dopo 15 giornate dà l’impressione d’essere ancora alla ricerca di una via, di una soluzione. A Messina, pur concedendogli le attenuanti delle assenze, s’è affidato a una catena di sinistra composta Edoardo Vona e Bocic che in un amen è stata messa in difficoltà da un avversario tutt’altro che trascendentale. E altrettanto rivedibile sì è rilevata la scelta di proporre Mastroianni,  da settimane indicato tra i partenti, al fianco di Ekuban. In ultimo, una volta per tutte il tecnico o chi per lui, spieghi perché Berman è da giornate bloccato in panchina al cospetto di un reparto arretrato che appare in grande difficoltà proprio nei suoi centrali.

Mi fa rabbia la società. Anche qui mi ero illuso che di fronte alla concreta possibilità di retrocedere, il presidente Terracciano fosse capace di cambiare passo. Queste righe sono scritte prima della chiusura del mercato e mi auguro che i fatti smentiscano le mie parole. Ma non è con la politica dei saldi che si può pensare di fare calcio, può dirti bene una, due stagioni ma alla lunga i nodi vengono al pettine. Dell’attuale società ammiro la capacità di avere garantito sempre un bilancio attivo, di avere tenuto lontana la Covisoc dalla propria sede ma non si può pensare di fare calcio esclusivamente con gli svincolati, con giocatori da ricostruire, con i panchinari altrui. E una volta per tutte, si rinunci al minutaggio giovani se in palio c’è la permanenza in serie C.

Con queste premesse, comprendo le difficoltà del direttore sportivo Patti. Ne ho apprezzato l’operato che ha portato al Latina Petermann e Ndoj e nello stesso tempo non ho capito come abbia potuto credere che Capanni, due gol nella stagione precedente, potesse reggere da solo l’attacco nerazzurro. Così come mi resta difficile entusiasmarmi per l’arrivo di Ekuban, un giocatore che in 6 stagione di serie C ha messo a segno 9 reti, o di Zuppel che ad Acireale in serie D ha fatto sfracelli (7 gol in 14 presenze) ma in serie C in due stagioni tra Messina e Virtus Francavilla l’ha mandata in rete una sola volta. Non capisco come il Latina possa avere in organico 5 centrali difensivi (Crescenzi, Motolese, Vona, Berman, Marenco) e un solo esterno di ruolo (Ercolano) escludendo dal conto i lungo degenti Serbouiti, Antonello Vona e Cortinovis e ciò nonostante continui a giocare a quattro.

Non sono dell’idea che il campionato sia ancora così lungo, come ha sostenuto Boscaglia nel dopo partita di Messina. I margini d’errore si sono ridotti al minimo, bisogna rimanere agganciati alla quota salvezza e il prossimo confronto interno con la Cavese è in questo senso determinante.