Esonero inevitabile per Padalino. Per il successore una missione impossibile

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
21.10.2024 21:20 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Esonero inevitabile per Padalino. Per il successore una missione impossibile

L’esonero di Padalino era nei numeri della classifica, tutti con il segno negativo: penultima posizione con 7 punti in 10 giornate, una sola vittoria, cinque sconfitte, peggiore attacco dell’intera serie C con appena 4 reti realizzate, peggiore differenza reti (-10) del girone insieme alla Juventus Next Gen.

Numeri negativi che non hanno trovato parziale compensazione nelle prestazioni che anzi sono andate peggiorando con il trascorrere delle giornate, complici, e questo va detto per onore della verità, i tanti, troppi infortuni che hanno falcidiato in modo significativo l’organico e le già scarse sue potenzialità.

Padalino costretto di turno in turno a mettere la classica pezza ad ogni nuovo evento negativo ha finito per andare in confusione, soprattutto per quanto riguarda il reparto che almeno sulla carta gli avrebbe dovuto garantire le maggiori garanzie: il centrocampo.

Anche contro l’Altamura, ha focalizzato le sue varianti tattiche su Di Livio, l’elemento che più di ogni altro è stato utilizzato in ruoli diversi nel tentativo di dare consistenza al reparto di mediana. Questa volta il capitano nerazzurro è stato proposto largo sulla fascia sinistra, avendo per epigono sull’esterno opposto Improta. Di Livio nella sua generosità ha assolto ai suoi compiti per quel ha potuto e per quello che i compagni di linea gli hanno permesso, ma non è lì che può dare il meglio. 

Il centrocampo del Latina ha la capacità, sia detto in senso negativo, di dare l’impressione di non produrre gioco anche quando mantiene il possesso palla, dando fondamentalmente l’idea di improvvisare piuttosto che costruire. Nello specifico, contro l’Altamura Petermann ha rallentato troppo la manovra ma questo è comprensibile con un tridente avanzato scarsamente portato a dettare la profondità, mentre Ciko ha sì corso molto, ma spesso a vuoto. Infine Riccardi: l’ex romanista sta vivendo un periodo di scarsa brillantezza, manca di identità e di determinazione pur non difettando in generosità e questo lo porta a sbagliare un gran numero di appoggi.

Lo avevo scritto ai primi vagiti del campionato: il centrocampo è il reparto più munito, in termini di qualità e quantità, ma l’abbondanza gioco forza porta a scelte dolorose e importanti. Scelte che Padalino s’è tenuto ben lontano dal fare. Con il senno di poi verrebbe da scrivere che preso Petermann, l’arrivo di Ndoj (o viceversa) risulta un di più anche se i due non sono l’uno il doppione dell’altro. Sarebbe stato più opportuno indirizzare il supplemento di sforzo economico su una prima punta di ruolo considerato che l’organico ne è drammaticamente privo.

Il nuovo allenatore è atteso da un compito arduo, una missione quasi impossibile se non confidando in nuovi arrivi che oggi si chiamano svincolati, domani mercato di riparazione.

Da dove ripartire?  Da un approccio modulare, quadrare un reparto per poi lavorare sul successivo. Per quanto visto finora, personalmente penso che il punto di partenza non possa che essere una difesa a quattro e da lì agire di conseguenza sul resto, contando sulla certezza che la mediana garantisce una certa duttilità potendosi schierare a tre, a due, con gli esterni o con il trequartista in attesa che il reparto offensivo si faccia.

L’obiettivo è arrivare al giro di boa ancora nella possibilità di ottenere la salvezza. Incrociamo le dita.