Latina, dalla manita di Benevento a quella di Giugliano nulla è cambiato

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
17.02.2025 09:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Latina, dalla manita di Benevento a quella di Giugliano nulla è cambiato

Dal 5-0 di Benevento al 5-2 di venerdì scorso, a Giugliano, e nel mezzo il 4-0 incassato al Francioni dal Crotone, con il bis concesso a Trapani e il 5-1 di Potenza: 143 giorni sembrano essere trascorsi inutilmente.

È cambiata la guida tecnica, da Padalino a Boscaglia, c’è stato pure il mercato di riparazione (che nulla ha riparato) senza che il risultato sia cambiato: il Latina sedicesimo era e sedicesimo è rimasto, con una differenza reti che dal -9 post sconfitta interna con il Team Altamura è scesa, in epoca Boscaglia, al -19 attuale. 

Le debacle (18 gol in 4 partite) subite nel corso della gestione Boscaglia sono troppe per essere attribuibili semplicemente a errori individuali o a un deficit agonistico e caratteriale di Petermann e compagni.

È vero, per ciascun gol del Giugliano è individuabile l’errore del singolo giocatore: Padula salta in solitaria perché il movimento di Marenco e  Crescenzi (non si sa bene a chiudere cosa) sbarella l’intero reparto, Del Sole si fa beffa di un timido Motolese, Petermann perde il pallone che porta al 3-0 favorito pure da una spinta di Vona che facilita la conclusione in caduta di Peluso, sul poker di D’Agostino è Ercolano a tardare la copertura così come Berman sulla conclusione di Nepi che vale la “manita”.

Evidenziare le incertezze dei singoli è però limitativo, è la squadra nel suo complesso a non esserci. Nel primo tempo il Giugliano è stato soprattutto Mjambè, mai neutralizzato da Di Livio e meno ancora da Rapisarda, mentre nella ripresa la compagine campana ha trovato con troppa facilità le linee di passaggio, nell’incapacità dei nerazzurri di trovare le marcature preventive.

È sembrato che il Latina giocasse il 3-5-2 per la prima volta, soprattutto in fase di copertura. Ogniqualvolta uno dei due braccetti è uscito in copertura del portatore di palle, i movimenti a scalare hanno lasciato scoperto l’estremo opposto, con gli esterni in ritardo sulla copertura. Lo è stato Improta in occasione del primo gol, incerto se chiudere su Padula (che non spetta a lui marcare) o se pensare a Del Sole. Stessa dinamica, o quasi, in occasione della rete di D’Agostino con Ercolano in ritardo nel prendere la posizione come quarto.  Balbettii tattici non accettabili a questo punto del campionato.

Un’impasse che ha coinvolto pure Boscaglia che in avvio di ripresa ha inserito Vona e Ercolano, optando per due sostituzioni contenitive piuttosto che tentare una nuova lettura della partita e con essa provare a riprendere il risultato, il che avrebbe dato un diverso segnale motivazionale alla squadra tutta. Con gli spazi concessi dal Giugliano, la velocità di Ndoj e Bocic sarebbe potuta risultare utile, chissà!