Una Latina che fa cadere le braccia. Per fortuna c'è il Tribunale Federale

Del Latina non c’è certezza e diciamocela tutta, è una fortuna che le note inadempienze amministrative di Taranto, Turris e Messina abbiano messo lo zampino nell’esito della stagione, altrimenti questa squadra ci avrebbe fatto soffrire e temere il peggio. E nonostante le disposizioni del Tribunale Federale Nazionale non è così scontato che ci si possa ritenere salvi, considerato l’alto tasso di difficoltà che il finale di stagione riserva al Latina: nelle otto giornate da disputare giocare ci sarà da affrontare ben 7 squadre della top 10 del girone.
Contro il Catania, i nerazzurri sono incappati nella sesta imbarcata della stagione e con i 4 di sabato, salgono a 20 i gol incassati nelle 15 partite disputate al Francioni. A fare peggio nelle partite interne c’è soltanto il Giugliano, con 21 reti, escludendo dalla statistica la Turris.
Quindi, neanche il tempo di tentare di rialzare la testa, che il Latina è riprecipitato nelle incertezze di sempre. E sta proprio in questa considerazione, nella mancanza di continuità, il parziale fallimento della gestione Boscaglia. Una squadra camaleontica, ma in senso negativo, capace in un amen di passare dall’illusione di una identità trovata allo sbriciolamento, alla umiliazione sportiva. Si ha l’impressione che l’allenatore non abbia il polso del suo gruppo, durante la settimana vede una cosa e la domenica si trova a gestirne un’altra.
Mi chiedo se sabato la partita l’abbia persa il Latina oppure vinta il Catania. Non si può negare che nel primo tempo, schierando il medesimo undici di Altamura, il Latina abbia controllato agevolmente gli avversari, abbia concesso loro poco, ne abbia oscurato il centrocampo consentendo soltanto a Jimenez e, in parte, a Lunetta di affacciarsi dalle parti di Zacchi. Petermann con più frequenza si è mosso sotto le punte, lasciando a Riccardi maggiore spazio in fase di impostazione. Questo ha permesso al Latina di agire in profondità e, con Rapisarda e con la catena Motolese-Improta, in ampiezza.
Nella ripresa, nonostante il vantaggio di Ekuban, il Latina dopo il pari di Montalto è invece uscito dalla partita e, tornando al dubbio personale, mi chiedo se questo sia dipeso dagli inserimenti decisi da Boscaglia (Crecco e Zuppel) oppure dall’ingresso in campo di Frisenna e De Paoli.
Indubbiamente il Latina nella seconda parte del confronto ha perso equilibrio, vuoi perché Zuppel non è Mastroianni in termini di partecipazione alla manovra, vuoi perché per fare spazio a Crecco, Boscaglia è stato costretto a rivedere uomini e posizioni in difesa. Ma è altrettanto evidente che il movimento di De Paoli ha chiamato Vona a uscire dalla difesa (e lì il capitano va in sofferenza), favorendo gli inserimenti di Frisenna mentre sulla sinistra Marenco ha mostrato tutte le sue difficoltà nel raccapezzarsi di fronte al funambolismo di Jimenez. Insomma, Toscano l’ha pensata meglio di Boscaglia che peraltro nel tentativo di recuperare ha (non a torto) definitivamente accantonato ogni prudenza per gettare nella mischia Ndoj e Saccani, protagonisti in negativo del terzo e quarto gol dei siciliani.
È un Latina che ti fa cadere le braccia, non si riesce a intravedere un percorso di lavoro tecnico e tattico in grado di dare una fisionomia al gruppo. C’è un grado troppo alto di estemporaneità, non è possibile da una parte applaudire un Latina che con rabbia e carattere strappa il successo alla Cavese e un mese dopo fischiarlo perché ne prende 4 dal Catania.
Strutturalmente la squadra lamenta lacune e debolezze che Boscaglia ha provato a correggere, senza però riuscirvi.