La prima di Fontana è la vittoria degli uomini e del sacrificio
Uomini e sportività, lo spunto per parlarne me lo ha offerto il commento del tecnico Gaetano Fontana nel dopopartita della vittoria del Latina sul Monterosi (1-0, gol di Fella), che dopo 86 giorni ha segnato il ritorno al successo interno dei nerazzurri. Fontana ha l’eloquio coinvolgente, incalzante. Le sue parole alzano l’asticella dei contenuti, il commento diventa opinione, il particolare si trasforma in concetto. Ha parlato di sportività pur non menzionando mai il termine. «Si parla tanto di sport, di lealtà e poi di fronte alle cose pratiche tutti ti voltano le spalle». Chi siano quei “tutti” Fontana non l’ha detto, facile pensare al Monterosi che ha rigettato la richiesta del Latina di rinviare la partita, ma all’amarezza del tecnico nerazzurro non è estranea nemmeno la Lega, che al solito ha assunto una posizione pilatesca: “La partita può essere rinviata previo però il parere favorevole dell’avversario” si sono sentiti rispondere i dirigente del Latina quando hanno manifestato le difficoltà a scendere in campo dopo che un virus intestinale nella notte tra giovedì e venerdì aveva colpito in forma grave la quasi totalità dell’organico. «Nessuno ci ha creduto, nessuno ci è venuto incontro. È stato vergognoso».
Ho apprezzato le parole di Fontana, testimoniano il suo essersi calato immediatamente nel ruolo, il suo sentirsi guida di un gruppo. Parole che dicono di un tecnico solido nelle sue opinioni, a tal punto da non temere di puntare l’indici contro chi ritiene abbia commesso un errore. Fontana però è uomo troppo esperto del mondo del pallone per non sapere che il termine “sportività” appartiene alla sfera del singolo e non al sistema calcio, laddove i valori sempre più spesso si misurano sul metro dei bilanci, della credibilità e dell’immagine.
Al di là di ogni disquisizione in merito, è stata la vittoria degli uomini, del loro sapersi sacrificare. Lo scrivo qui, ma prima ancora l’ha detto Fontana: «Se c’è un aspetto della partita che mi è piaciuto più di ogni altro è la grandissima voglia con cui abbiamo provato a recuperare la palla ogni volta che veniva persa».
Una determinazione, una attenzione che da tempo difettavano ai nerazzurri. E a chi del tutto legittimamente fa notare che in campo c’era buona parte dei giocatori che due settimane prima non avevano di certo brillato proprio in determinazione contro l’Avellino, non si può che rispondere con un passaggio del commento di Fontana: «Credo che i ragazzi siano andati oltre i loro limiti. Limiti apparenti, però. Evidentemente i loro non erano dei limiti, erano soltanto un po’ frenati». E capire cosa li abbia frenati (motivi tattici, tecnici o ambientali?) a tal punto da infilare una serie di risultati negativi con conseguente giubilazione di Di Donato sarà di sicuro utile al proseguo della stagione.