Il pareggio contro il Messina va stretto a questo Latina
Mettiamo subito un punto fermo: tra Latina e Messina il rammarico per il pareggio finale è tutto dei nerazzurri. E questo non perché il Latina abbia giocato una partita strabordante, abbia avuto il controllo del confronto, abbia dominato l’avversario, ma per il semplice fatto che è sua la supremazia nelle occasioni create, nel numero di palle gol così come nella pericolosità, basti pensare alla gran parata di Ermanno Fumagalli (prossimo a festeggiare i 42 anni) sul colpo di testa di Marino e, nel finale, il salvataggio sulla linea di Dumbravanu. Occasioni a parte, è stato un confronto equilibrato, con un ottimo approccio del Latina, una buona reazione del Messina che è andato in controllo fin quasi all’ora di gioco e un trascinante finale della compagine di Gaetano Fontana.
Il che suggerisce una prima considerazione. Il Latina ha dato il meglio di sé in avvio, quando ha sorpreso l’avversario con la posizione di Di Livio, e nell’ultimo terzo di partita quando gli schemi e gli impianti tattici sono venuti meno sull’uno come sull’altro fronte. Nella confusione tattica del finale il Latina ha saputo dare il meglio, costruendo almeno due clamoroso occasioni da gol. Il che porta a pensare che la squadra nerazzurra ha difficoltà a trovare le soluzioni per contrastare un avversario compatto, solido negli schemi di gioco.
Chi invece è difficile da collocare in uno schema di pensiero ben delineato è Fontana. A quanto pare con il tecnico del Latina non c’è certezza, bensì un continuo ricorso al rischio, al volere percorrere strade nuove nell’intento di acquisire nuovi dati che prima o poi dovranno però portare ad un disegno definitivo, altrimenti il rischio si fa sfida. Contro il Messina, Fontana ha schierato undici uomini le cui caratteristiche ben si confanno al 3-5-2, l’iniziale marchio di fabbrica del Latina. Troppo scontato per il tecnico nerazzurro che ha invece optato per il 3-4-2-1, confermando al centro della mediana Riccardi e Mazzocco, e proponendo Di Livio inaspettatamente sulla linea di Capanni, alle spalle di Mastroianni. Scelte che hanno sorpreso tutti, allenatore del Messina compreso. Da qui la libertà goduta in partenza da Di Livio che ha potuto esibirsi nelle sue devastanti fiammate, da qui il convincente approccio del Latina. Modica però non è stato a guardare e tempo 20 minuti ha trovato le contromisure per togliere spazio a Di Livio e aggredire Riccardi, isolando Mazzocco. Il resto lo hanno fatto l’errore di Marino in fase di impostazione della manovra (prima o poi doveva accadere) e l’evidenza che Capanni per movenze e per fisico non può giocare in posizione defilata, lontano dall’area.
Il Latina è tornato a produrre gioco quando il Messina ha perso lucidità e ha coperto con minore efficacia gli spazi, ma soprattutto quando Di Livio è tornato al centro della mediana in tandem con Riccardi, rinunciando ad un centrocampista di ruolo, Mazzocco. S’è visto come questo Latina possa avere molto da D’Orazio così come molto potrebbe venire da Del Sole se solo lo juventino riuscisse a gestire la sua esuberanza, a governare le sue qualità tecniche.
Menzione speciale, in ultimo, per Paganini a cui manca soltanto di fare il portiere, poi nel Latina ha ricoperto tutti i ruoli. È la duttilità fatta persona, ma la duttilità quella vera, quella dei fatti.