Con il Cerignola un pari da accogliere con parziale soddisfazione
Calcio e spazio. Quante volte nei commenti di un confronto calcistico abbiamo letto o sentito frasi come: aggredire lo spazio, difendere lo spazio, occupare lo spazio, creare lo spazio, cercare lo spazio, togliere lo spazio. Senza lo spazio non c’è manovra, il calcio va in asfissia, si riduce ad una noiosa circolazione di palla. Ed è quello che è capitato nel primo tempo del confronto tra Latina e Audace Cerignola (2-2), con gli ospiti stretti nelle linee e i nostri portacolori a disegnare una serie infinita di passaggi nel tentativo di scovare un buco, di “creare” spazio. Una circolazione di palla poco fortunata perché, come ha spiegato il tecnico Fontana nel dopo partita, non ci sono stati i movimenti giusti da parte dei trequartisti. Che è una forma elegante per confermare quanto visto dalla tribuna: i nerazzurri erano costantemente nascosti dietro i propri avversari e a quel punto cercare una linea di passaggio diventava difficile se non impossibile. Gli avanti in maglia nerazzurro avrebbero potuto prendere esempio da Malcore, sull’altro fronte: andare incontro alla palla portando con sé il marcatore (in questo caso Rocchi), liberarsi dello stesso con una rapida rotazione e dettare la verticalizzazione. Alla punta dei pugliesi è riuscito due volte prima che il Latina prendesse il pieno controllo del possesso di palla. Una soluzione, non la sola soluzione.
A soffrire della situazione di sostanziale stallo è stato soprattutto Di Livio. Il capitano del Latina si esprime al meglio se, come ha scritto qualche mio collega, ha lo spazio per i suoi strappi, se non è costretto a giocare ad un tocco. Di Livio ha più visione di gioco di Riccardi ma a differenza dell’ex romanista non ha il dribbling sul primo uomo e raramente verticalizza di prima intenzione. Ha bisogno di spazio, quello spazio che è mancato a lui come a tutta la squadra per l’intero primo tempo che di conseguenza è risultato privo di occasioni in campo nerazzurro.
L’andamento del confronto è mutato radicalmente nella ripresa per il semplice motivo che il Cerignola ha iniziato a cedere sul piano atletico, con Ruggiero in particolare, e non è riuscito più a mantenere le distanze. Questo ha permesso a Di Livio di riprendere il controllo della manovra e con lui Paganini, i tentativi di progressione degli esterni sono riusciti sempre meglio e i quinti sono saliti con maggiore continuità. In un concetto: c’è stato spazio per manovrare. Il Latina a quel punto ha dato l’impressione di governare l’esito del confronto, ma ha commesso due errori: ha avuto un eccesso di fiducia allentando l’attenzione e, soprattutto, ha difeso male (vedi il gol in elevazione solitaria di Vuthaj).
Poteva costare caro, non è stato così grazie a Mastroianni, incapace però di godersi la serata di gloria essendosi macchiato un paio di minuti più tardi di un fallo inutile, cattivo e che, in seguito alla espulsione, lo costringerà a fermarsi di nuovo.
In altri tempi il pareggio in extremis sarebbe rimasto nei libri dei sogni e allora, convinti di questo, incameriamo con (parziale) soddisfazione anche questo punto.