Boscaglia ha fallito, ora tocca ad un emergente come Bruno

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
08.04.2025 15:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Boscaglia ha fallito, ora tocca ad un emergente come Bruno

È sempre così: maggiori sono le aspettative, più grande è la delusione. Ci si attendeva molto da Boscaglia, il suo arrivo a Latina era stato salutato come una garanzia su una stagione a crescere, lontana dai patemi per una salvezza da conquistare che la gestione di Padalino, ahinoi, aveva reso concreti. Nulla di tutto questo,  i fatti sotto forma dei risultati ottenuti (22 punti in 23 partite) hanno dato ragione a chi, con largo anticipo sull’epilogo di sabato scorso, mi aveva detto: «Del Boscaglia vincente ormai c’è rimasto soltanto il nome».

Gianpiero Terenzi sulle colonne di Latina Oggi ha sottolineato come Boscaglia non sia stato capace “di instillare in una rosa costruita male (e per niente rinforzata a gennaio) quel fattore caratteriale che serviva per cambiare marcia”. Aggiungerei che Boscaglia è mancato nella continuità del suo lavoro, nella comprensione del gruppo, nella lettura delle partite, nell’approccio alla competizione.

Ha modellato un Latina prudente, poco aggressivo, dove l’equilibrio tattico ha fatto il paio con l’attendismo. Un Latina in cui troppi giocatori sono finiti ai margini senza un motivo evidente, il che ha aperto le porte a ipotesi e illazioni di rapporti tesi, di discussioni negli spogliatoi. Il Latina di Boscaglia ha preferito non osare e si è lasciato andare soltanto nel momento dell’estrema necessità, spesso tardivamente.

È mancata la lettura del momento e, soltanto per ricordare i confronti più recenti, basta citare le sconfitte con il Monopoli, ridotto in inferiorità numerica, la debacle di Crotone ed in ultimo il confronto di sabato con il Trapani.

Una partita preparata bene come dimostra il buon primo tempo dei nerazzurri, pur evidenziando l’ormai costante impalpabilità della manovra offensiva. Un confronto precipitato però nel momento della espulsione di Di Livio. Lì l’impalcatura tattica è crollata e Boscaglia non è stato in grado di ricostruirla, ci ha provato ma ha sbagliato “materiali”.

Come è prassi in questi casi, a meno di non essere un allenatore visionario (e ce ne sono), Boscaglia ha tolto un attaccante (Zuppel) e inserito un centrocampista, Scravaglieri. Probabilmente l’intenzione era quella di non lasciare troppo campo al Trapani, di assicurarsi comunque un tasso minimo di capacità offensiva. La contraddizione sta nel fatto che in undici il Latina non ha aggredito un avversario in evidenti ambasce, modesto come non mai, mentre una volta in inferiorità numerica ha iniziato ad avere un aspetto più spregiudicato, da non credere. Il tutto pur avendo in panchina gente di gamba come Cittadino, Ciko, lo stesso Gatto che pure era stato titolare nelle ultime uscite.

E la conferma che Boscaglia cercasse la vittoria nonostante l’inferiorità numerica la si è avuta poi con l’ingresso di Saccani e, soprattutto di Ciciretti, un giocatore assente da tempo dai campi e di certo poco propenso alla copertura e ad un gioco concreto, scevro da finezze tecniche genericamente di scarsa efficacia.

Teoricamente anche il passaggio alla difesa a quattro ci stava così come mantenere in campo Berman che, se aggredito in velocità, gioca meglio a difesa chiusa piuttosto che aperta. Peccato che i meccanismi della difesa con due centrali ce li hanno Vona e Marenco, e non, per quello che s’è visto, Marenco e Berman, come purtroppo ha dimostrato l’uno-due con il quale il Trapani ha messo al tappeto il Latina.

Ora salvare la barca dal naufragio spetta ad Alessandro Bruno, un combattente da giocatore, un tecnico da scoprire. L’augurio è che l’affetto e la stima che ne abbiamo avuto da giocatore, trovi conferma nella sua nuova veste da allenatore, ne va del futuro del Latina.